Il Covid ci insegna: l'autunno di YEPP

Il Covid ci insegna: l'autunno di YEPP

L’autunno apre un nuovo capitolo di attività per i giovani di YEPP che, alle prese con il Covid, non hanno rinunciato durante l’estate a progettare e realizzare eventi, iniziative, proposte per animare i territori e stare insieme. Abbiamo chiesto loro quali sono state le sfide principali per capire, da Nord a Sud, quali strumenti abbiano messo in campo e come faranno tesoro di questa esperienza nei mesi a venire.

I calabresi di YEPP Bivongi, dopo un’estate tra eventi “green” (come la pulizia di spazi comunali insieme a MedAmbiente Stilaro) e un campo estivo con bambini dai 3 ai 6 anni, sono alle prese con un autunno ricco di idee e qualche difficoltà. “Stiamo partecipando con YEPP Europe al progetto Inclusion - spiega Maria Pia - con una photo competition. Abbiamo in programma, visto che stiamo rinnovando i locali della nostra Associazione, di indire un contest tra i giovani dai 14 ai 22 anni per realizzare un murales nella stanza “giochi e relax”. In base a come si evolverà la situazione vorremmo organizzare a dicembre l’iniziativa teatrale “cena con delitto” e la tombolata nel periodo natalizio che da tempo facciamo con il Centro anziani”

“Le cose sono cambiate molto - ammette Fabio, il Presidente dell’Associazione YEPP Bivongi -. Quest’estate, ad esempio, abbiamo rinunciato ad organizzare “L’aperitivo nelle cantine”, un evento che da anni facevamo nel centro storico. Ad agosto hanno trovato un ragazzo positivo in discoteca che era andato a ballare nel circondario. Quando è tornato l’obbligo della mascherina e il Comune ha sconsigliato a tutti di organizzare eventi, ci siamo adeguati. Questo ci ha un po’ penalizzato”.

L’inverno è un periodo in cui di solito facciamo poco - racconta Fabio - perché ci concentriamo molto sulla progettazione. Sarebbe ideale fare qualcosa con le scuole. Speriamo di poter tornare il prossimo anno a fare attività all’esterno. Al momento non abbiamo discusso molto oltre l’orizzonte di dicembre. Un paio di mesi ce li prenderemo per riprogettare il piano operativo. Quest’anno abbiamo anche l’incombenza di cambiare lo statuto per la riforma del Terzo Settore perciò siamo già molto impegnati rispetto al solito”.

Anche dall’altra parte d’Italia, a Torino, in Piemonte, Simone e il gruppo di YEPP Falchera ha vissuto un’estate di incertezze e si proietta nell’autunno con un misto di dubbi e voglia di fare.

I ragazzi, tra luglio e agosto, si sono sperimentati in quattro settimane di animazione per 25 bambini del quartiere, attraverso attività ludiche e sportive proposte al Barrio (il centro di aggregazione giovanile nato nel 2002 dalle associazioni Miao e Cisv-Solidarietà e oggi cogestito da YEPP Falchera in base a un Patto sui Beni Comuni firmato con il Comune di Torino.

È stato difficile rispettare tutte le norme anti-Covid - ammette Simone - ma ci siamo riusciti. Ci siamo sentiti tutti molto sotto pressione, ma io mi sono buttato in questa attività perché mi andava di sperimentarmi nell’animazione, poi lavorando nello spettacolo, ho dovuto reinventarmi perché quest’anno non ci sono stati eventi”.

L’attività con i bambini (suddivisi in gruppi di 5/6 per animatore) è stata l’occasione per sperimentare un nuovo gruppo di YEPP Falchera, alle prese con un importante cambio della guardia. “Non avendo da almeno due anni un gruppo YEPP che si occupa di animazione sul quartiere e il FalkLab (il centro di aggregazione nato nel cortile della scuola media Leonardo da Vinci - ndr) chiuso per lavori, il numero di partecipanti all’estate ragazzi al Barrio, a causa del Covid più ristretto degli anni scorsi quando arrivavamo a 50-60, in fondo ci ha aiutato a gestire la situazione. Eravamo un po’ intimoriti perché pensavamo che i ragazzini non si sarebbero divertiti in pochi invece è andata benissimo. Il rapporto fra animatore e bambini era molto stretto, essendo poi delle elementari era più facile gestirli, alle medie già si atteggiano”.

Tra circo, laboratori scientifici, sport e uscite sul quartiere, l’estate ragazzi di YEPP Falchera, cofinanziata dal piano operativo sostenuto da Compagnia di San Paolo e da un bando della Circoscrizione vinto dai ragazzi, ha portato il gruppo ha rivedere le sue modalità di progettare gli eventi.

Sicuramente - dice Simone - abbiamo capito che serve meno improvvisazione. Essendo una cosa così nuova per tutti noi, c’è stata una grande pressione iniziale che è pesata su chi si è visto sulle spalle la responsabilità dell’estate ragazzi. Per i bambini è stato utile perché le famiglie ne avevano davvero bisogno rispetto a quelle che hanno i figli alle medie e a quell’età girano già per il quartiere. I bambini non avendo autonomia di uscire da soli, stando più a casa, avevano necessità di un’estate ragazzi. Per alcuni è stata davvero una liberazione. Finalmente stavano insieme agli altri: un ragazzino alla fine ci ha detto che era stato bellissimo e che gli era sembrato di poter lanciare via la mascherina, vivere un periodo diverso da quello vissuto a casa, un po’ con il terrorismo psicologico, in cui nulla sembrava permesso. Questo ci ha resi contenti di essere riusciti a far un attimo riprendere questi bambini da tutto il precedente, dargli un po’ di normalità che gli mancava e di cui avevano bisogno”.

Prosegue Simone: “Cercheremo di far finire i lavori al FalkLab e questo significa che le nostre attività slitteranno dopo ottobre. Nel frattempo abbiamo scritto un sacco di progetti: puntiamo su famiglie e ragazzi con attività attraverso il FalkLab dove vogliamo fare laboratori e aprire la struttura tutti i pomeriggi, fare cineforum. Non sappiamo come saranno le cose in futuro, sicuramente fare attività al chiuso in inverno sarà difficile, è chiaro che i numeri si ridurranno tantissimo però dal momento che con il FalkLab dobbiamo ricreare un’utenza perché è stato chiuso per due anni costruiremo tutto in funzione di questa nuova situazione. Anche l’estate ci ha dato speranza, ci ha fatto vedere che le cose in qualche modo si possono fare lo stesso”.

Anche per YEPP Pinerolo, in provincia di Torino, Francesca racconta la difficoltà iniziale di gestire una situazione nuova, difficile, ma che ha fatto scoprire nuove risorse.

Durante il lockdown - racconta - abbiamo creato un gruppo col Comune per fare volontariato (portare la spesa, il cane a passeggio...). Ci ha scritto anche gente che non faceva parte del gruppo di supporto di YEPP, ma sentiva di poter donare il suo tempo. Una delle scoperte più belle è stato vedere quanti giovani avessero voglia di fare, di dare una mano”.

Nelle parole di Francesca rimane l’amarezza per non essere riusciti a realizzare tutto ciò che YEPP Pinerolo aveva in programma per animare la città che in estate, essendo un polo scolastico, in genere si svuota. “Fino a luglio - spiega - siamo stati attivi col volontariato poi abbiamo riaperto l’aula studio facendo una serie di riunioni per capire come gestirla. Di solito i corsi erano qualcosa che serviva a far conoscere YEPP ai ragazzi, ma quest’anno è venuta meno quella parte. Abbiamo comunque deciso di cercare di trovare nuovi giovani: ora siamo in 10 e dopo un anno e mezzo abbiamo deciso di non stravolgere il nostro piano operativo, ma rivederlo per ricevere nuovi stimoli da persone diverse”.

Questi stimoli, sottolinea Francesca, riguardano soprattutto la voglia “di una partenza diversa. L’aula studio è sempre stato un luogo molto vissuto. Forse abbiamo un po’ dato per scontati certi spazi, orgogliosi di averne tirato su uno, ma finora non ne eravamo mai stati privati. Abbiamo riflettuto sul fatto che quel posto è un punto di riferimento e ritrovo: si può studiare, scambiare due parole con qualcuno. L’appartenenza ai luoghi che spesso diamo per scontati è quello che abbiamo scoperto”.

Altro “insegnamento” della pandemia che YEPP Pinerolo conserva per riprogettare il suo autunno è “la capacità di riadattare le proprie idee, ad esempio riprogrammare i corsi prevedendo di farli in presenza oppure online. La nostra fascia d’età conosceva già strumenti per connettersi con gli altri anche a distanza, molti di noi hanno amici in Erasmus ad esempio. Queste tecnologie sono utili, ma abbiamo capito che per noi è bello conoscere le persone dal vivo, guardarle negli occhi, abbiamo bisogno di “contatto”, parola in questo periodo bandita, ma per noi è così”.