YEPP a Forlì: Fondazione e Comune il perché di questa scelta

YEPP a Forlì: Fondazione e Comune il perché di questa scelta

Le maglie della rete tessuta da YEPP Italia si allargano per accogliere un nuovo nodo: apre il Sito YEPP Forlì e l’Emilia Romagna aggiunge una tappa nel centro -nord al lungo viaggio di YEPP ITALIA.

Quali siano gli ingredienti di questo riuscito incontro lo abbiamo chiesto a due persone innamorate della loro terra, appassionate nel raccontare i giovani che la abitano, capaci di trasmettere il senso di cosa significa YEPP per una comunità e quale differenza vi sia nel suo metodo secondo chi co-progetta le politiche giovanili di un territorio.

«La scelta del percorso YEPP - spiega Andrea Severi, segretario generale della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì - nacque anni fa quando la Fondazione diede vita ad una commissione di studio sui giovani. Dopo un anno di analisi su sfide e opportunità nel mondo giovanile del territorio, tra le indicazioni vi era di dare vita ad iniziative dove i ragazzi nella fascia 15-25 anni fossero protagonisti veri e non puri fruitori di eventi o programmi allestiti dagli adulti per loro. Ci siamo confrontati con altre Fondazioni e in tanti casi abbiamo sentito citare l’esperienza di YEPP che abbiamo poi conosciuto. Attraverso una serie di incontri ed un bellissimo sopralluogo sul campo ci hanno dimostrato di poter dare concretezza a quelle linee guida realizzando iniziative nate dai giovani e per i giovani».

Quali sono le sfide e opportunità del mondo giovanile che vedete nel 2022 sul vostro territorio?

«La pandemia ci ha portato a congelare il progetto YEPP per almeno due anni e a decidere di rimetterlo in pista in tempi migliori. Trattandosi di una sperimentazione volevamo che le condizioni per concretizzarla fossero ottimali. Le progettazioni che interessano i giovani, normalmente sostenute dalla Fondazione, sono quelle che più hanno subito rallentamenti o addirittura interruzioni. La conseguenza è stata la disintegrazione: sono venute meno iniziative che portavano i ragazzi ad aggregarsi, integrarsi, a fare scambi e a costruire comunità. La ripartenza di YEPP ha un significato aggiuntivo: oltre all’empowerment dei ragazzi vi è la sfida di ricostruire lo spirito di aggregazione, annullare quei fenomeni di isolamento e distanziamento che per tanto tempo hanno caratterizzato le nostre comunità. Speriamo che YEPP possa fare da magnete per riavvicinare i ragazzi e aiutarli a ritrovare il piacere dell’aggregazione».

Cosa significa per la vostra Fondazione aderire a YEPP?

«L’approccio metodologico di YEPP ITALIA è serio, rigoroso, pone l’accento sull’autorealizzazione dei giovani, propone un modello di crescita personale diverso. Il coordinatore qui è un facilitatore: i giovani non sono più pubblico o fruitori di iniziative che si pensano per loro, ma diventano protagonisti nello scegliere cosa vorrebbero fare e vengono messi nelle condizioni di poterlo fare. Questo elemento differenziante rispetto ad altre proposte ribalta il paradigma. La sperimentazione ci è stata richiesta anche dai Comuni delle zone montane e contiamo di replicarla».

Ma per far riuscire questa ricetta serve un altro ingrediente: un attore col quale, secondo la Fondazione, c’è stata una “eccezionale collaborazione”. Si tratta del Comune di Forlì, dove l’entusiasmo dell’Assessora Paola Casara si percepisce da come descrive la città, con i suoi 130mila abitanti, moltissimi studenti universitari e tante imprese che decidono di aprire negli ultimi due anni nonostante la crisi post Covid.

Sono numerosi gli aspetti di cui va orgogliosa così come le sue deleghe: politiche educative, formazione, politiche giovanili, imprese, politiche del lavoro e servizio civile. I giovani, insomma, sono il suo “pane quotidiano”.

«Su stimolo di YEPP - racconta - stiamo facendo una mappatura per fotografare le forme di aggregazione formale e informale sul territorio, per capire quali giovani si ritrovano, quali rimangono esclusi. Ci siamo resi conto che ci sono tante associazioni, luoghi di aggregazione... Per i giovani qui c’è molta offerta, ma non c’è sinergia, manca una rete tra le realtà, spesso si fanno molte cose, ma in maniera scollegata. Uno degli obiettivi dell’Amministrazione comunale sarà proprio quello di creare sinergie e creare una rete».

Non ci sono particolari criticità che l’Assessora riscontra nel mondo giovanile di questo pezzo di Romagna e nemmeno differenti da quelle condivise in tutto il Paese come conseguenza della pandemia. «Stiamo lavorando sul far sì che i ragazzi capiscano che le loro passioni possono diventare un lavoro - spiega Paola Casara -. La Fabbrica delle Candele, dove YEPP avrà sede avrà ad esempio questo ruolo: è un centro dedicato alla creatività giovanile dove speriamo che arti, teatro, cinema, musica ... possano offrire opportunità di lavoro per i giovani».

Cosa vi ha colpito e attirato del metodo YEPP?

«Il fatto che parte dai giovani - sottolinea l’Assessora -. YEPP dà strumenti affinché siano loro che creano progetti: non è una cosa calata dall’alto dagli adulti, li stimola a fare qualcosa che serve a loro, cosa non facile ... molti lo dicono, ma in realtà non lo fanno veramente. Questo metodo ha un’impostazione complessa da mettere in atto, ma già nelle prime fasi vediamo come i giovani stanno creando con vari strumenti il loro protagonismo, stanno facendo veramente tutto loro. YEPP ha colpito nel segno: li ha fatti sentire protagonisti, sentono loro il progetto e partecipano veramente. Altra cosa bella è che YEPP non parte dal disagio o dalle criticità dei giovani ... è un progetto per giovani che hanno talenti, voglia di fare e di spendersi, è una sfida per ragazzi che hanno voglia di fare».

Come vede la partecipazione dei giovani alla politica, anche locale?

«La sfiducia nella politica porta al qualunquismo e ad allontanare i giovani dalla politica, invece bisogna lanciare un messaggio che serva ad orientare, scegliere, fare sintesi. La politica ha bisogno dei giovani. Le nostre generazioni sono cresciute con la passione per la politica, hanno avuto dei modelli che ci hanno fatti appassionare e che oggi mancano. Se facciamo capire loro che la politica è fatta di persone preparate, che vogliono fare cose per il bene della comunità e lo dimostriamo con i fatti, facendo capire che la politica non è un bisogno di potere, ma di condivisione ... se riusciamo a farlo, questa è la chiave per farli partecipare».